Ducato costituito con una bolla del 16 settembre 1545 da papa Paolo III a favore
del figlio Pier Luigi Farnese. Con essa il papa separò le due
città dallo Stato della Chiesa, in cambio della restituzione a
quest'ultima di Nepi e di Camerino. Gli storici hanno interpretato questo atto
del papa non tanto come una manifestazione di nepotismo, quanto come una
necessità di salvare i territori dello Stato Pontificio dall'influenza
spagnola. La situazione del ducato fu critica fin dall'inizio, a causa
dell'ostilità della nobiltà nei confronti di Pier Luigi e delle
mire territoriali del governatore di Milano Ferrante Gonzaga, che generò
la congiura del 1547 e l'assassinio del duca, a cui succedette il figlio
Ottavio. Il ducato restò nelle mani della famiglia Farnese fino al 1731
(
Ottavio, 1547-86;
Alessandro, 1586-92;
Ranuccio I,
1592-1622;
Odoardo, 1622-46;
Ranuccio II, 1646-94). Ranuccio II,
sebbene amante delle arti, dovette dedicarsi a risanare la pubblica economia e
ampliò lo Stato acquistando i feudi di Bardi e di Compiano. Per una
oculata amministrazione si distinse
Francesco (1694-1727), che
tentò di elaborare un piano di liberazione dell'Italia dal dominio
austriaco. La dinastia dei Farnese si estinse nel 1731 con Antonio. L'anno
seguente il ducato passò a
Carlo di Borbone, figlio del reale
spagnolo Filippo V e di Elisabetta Farnese; nel 1738, con il Trattato di Vienna,
toccò all'Austria, che nel 1746 vi riunì il ducato di Guastalla;
quindi nel 1748, con il Trattato di Aquisgrana passò a
Filippo
Borbone, con la clausola del ritorno del ducato all'Austria se la stirpe di
Filippo si fosse estinta o se egli fosse salito sul trono delle Due Sicilie o su
quello di Spagna; con Filippo la città divenne un centro commerciale e
culturale di prim'ordine. L'opera di Filippo venne continuata dal fratello
Ferdinando (1765-1802), che assistette all'invasione francese e
napoleonica, e sotto il quale i Gesuiti furono espulsi dal ducato. Nel 1801 il
ducato fu ceduto alla Francia (Trattato di Aranjuez); nel periodo napoleonico i
duchi di Parma e Piacenza avevano semplicemente un titolo formale, senza diritto
di sovranità. Il Congresso di Vienna ricostituì il ducato con
l'annessione di Guastalla, che Napoleone aveva ceduto alla sorella Paolina e,
dopo la caduta di Napoleone, fu assegnato alla moglie di costui,
Maria
Luisa. Il Trattato di Parigi del 1817 stabilì che, alla morte di
Maria Luisa, il ducato sarebbe ritornato ai Borboni, che l'avevano occupato fino
al 1802. Nel 1847, infatti, il ducato passò a Carlo Ludovico di Borbone
(
Carlo II), che fu poco propenso a concedere le riforme continuamente
richieste. L'ondata rivoluzionaria del 1848 provocò la formazione di un
Governo provvisorio, con la conseguente espulsione di Carlo II, l'annessione al
Piemonte e la restaurazione ducale per mano del generale austriaco A.
Degenfeld-Schönburg. Nel 1849 le truppe piemontesi, guidate dal generale
Lamarmora, occuparono Parma, costringendo Carlo II all'abdicazione. Dopo
l'assassinio di Carlo III, essendo ancora bambino il successore (il duca Roberto
I), il ducato passò nelle mani della madre
Maria Luisa di Borbone,
che dopo lo scoppio della seconda guerra d'indipendenza fu costretta a lasciare
il ducato nel giugno 1859. Una commissione governativa cominciò allora i
preparativi per l'annessione del ducato al Regno d'Italia: dapprima vennero fusi
Reggio e Modena, retta dal dittatore L.C. Farini; in seguito, con un plebiscito
per l'unione alla Monarchia di Vittorio Emanuele II, il ducato fu
definitivamente annesso al Regno d'Italia (11 marzo 1860).